Cambiano le tecnologie e cambia anche il modo di fruire l’arte. A questo proposito abbiamo preso come esempio due iniziative che applicano con successo le tecnologie digitali al mondo dell’arte. Si tratta del Google Art Project (qualcosa di più che un semplice archivio interattivo dei più importanti musei mondiali) e del video “Beauty” che ha ottenuto un inaspettato successo sul web, vincendo la concorrenza di teneri gattini e fenomeni da baraccone.
A volta capita (per fortuna) che un video si diffonda nel web in modo virale senza aver bisogno di goffi cuccioli o maldestre “star” a recitare la parte dei protagonisti. È il caso del video “Beauty” dell’italiano Rino Sefano Tagliaferro che, animando con delicati movimenti i protagonisti dei capolavori dell’arte e grazie all’aiuto dell’intensa colonna sonora di Enrico Ascoli, crea un emozionante universo di sensazioni, capaci di trasportare lo spettatore in un viaggio onirico che lo rende allo stesso tempo fruitore e protagonista dell’opera. Questo video ci ha spinto a riflettere sul ruolo che può avere la tecnologia nel definire i confini dell’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. A questo punto, parlando di riproducibilità, una citazione d’obbligo la merita il “Google Art Project”, ambizioso progetto del colosso di Mountain View, avviato ormai dal 2011.
GOOGLE ART PROJECT. Si tratta di una raccolta online di immagini in alta risoluzione (ad oggi sono 57.964 di cui almeno 73 di 7 gigapixel, per ottenere una qualità ottimale anche zoomando più volte) delle opere conservate nei più importanti musei del mondo. Due gli elementi che rendono interessante questo progetto. Il primo è la possibilità di ammirare dettagli dell’opera che a grandezza naturale risulterebbero quasi impercettibili all’occhio umano. Basti pensare a un quadro come Amor Vincit Omnia (1602) di Caravaggio in cui uno spartito musicale è ai piedi di un allegro Cupido armato di frecce. Grazie alla digitalizzazione dell’opera è possibile leggere con chiarezza le note dello spartito e magari suonarle, cosa interessante se si pensa a quanto quella melodia possa aver influito sulla creatività dell’artista. Inoltre, il Google Art Project permette al pubblico di passeggiare virtualmente all’interno del museo, scegliere l’opera e fermarsi ad ammirarla. Questo grazie all’uso della stessa tecnologia impiegata per Google Street View. Sono presenti i più importanti musei mondiali, in Italia per esempio è possibile ammirare la Galleria degli Uffizi di Firenze o i musei Capitolini di Roma, oltre al Metropolitan Museum of Art di New York, la National Gallery di Londra o il Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo. Grandi assenti il museo del Louvre e il Pompidou di Parigi, ancora scettici circa l’iniziativa, oltre anche al Museo del Prado di Madrid.
BEAUTY. Ci sono tre elementi per cui vale la pena vedere questo video (che dura poco meno di dieci minuti). Innanzitutto la semplicità. Il video parte da un’idea chiara e per questo vincente: usare l’animazione grafica per “far muovere” i protagonisti di alcuni dei più importanti capolavori dell’arte, liberandoli in un certo senso dalla fissità imposta dalla tela. Questo, grazie soprattutto alla scelta di capolavori capaci di emozionare già al primo sguardo, coinvolge pienamente lo spettatore che viaggia emotivamente attraverso le immagini. Il secondo motivo è una conseguenza del primo. La semplicità dell’idea permette anche a chi non è appassionato di arte di godersi l’opera, lasciandosi trascinare dalla storia e dall’ottima colonna sonora. Il terzo motivo, un po’ campanilistico, è che il video è interamente made in Italy. L’autore è infatti Rino Stefano Tagliaferro, regista italiano poco più che trentenne, e la colonna sonora è del sound designer Enrico Ascoli. Un consiglio: trovate dieci minuti liberi, mettete le cuffie e lasciatevi trasportare.
Cosa ne pensate? C’è la possibilità che la fruizione online delle opere d’arte allontani gli spettatori dai musei o credete che queste iniziative aiutino il grande pubblico ad avvicinarsi ad un mondo spesso ritenuto troppo complesso e destinato esclusivamente a una platea di intenditori?