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di G. Pezone (cantastorie della “repubblica partenopea“)

Grido, la rabbia che ho dentro

e miseramente non concludo

niente.

Grido, con forza un solo nome:

mi appare, mi circonda e mi

abbandona.

Grido, la voglia di una mano

che non trovo, forse è altrove,

cerdo in ogni dove.

Grido, seppur pensiero sia vento,

tempesta come giuramento,

ma il cor è solo nel silenzio.

Grido, per l’anima che sogna

di dar color alla menzogna

e patir da solo la ventura.

Grido, non ho più paura,

mi spoglio dell’abito comune

e indosso di nuovo l’armatura.