“Che sfortuna”, verrebbe da dire!!! In uno dei miei tanti viaggi a New York chi trovo? IRENE, l’uragano!!! Arrivo a New York consapevole che da lì a poche ore avrebbero chiuso tutti gli aeroporti e la città si sarebbe preparata al lento e travolgente arrivo dell’uragano IRENE, previsto con grande anticipo e precisione: ore 2 AM di domenica 28 agosto 2011. Girando per Manhattan il giorno prima, notavo reazioni contrastanti: c’era chi si preparava all’evento devastante e cercava di proteggere le proprie attività ricoprendo le vetrate con pannelli di legno o sacchi di sabbia, e chi invece continuava ad esercitare il proprio lavoro come se niente fosse. Pub e ristoranti erano affollati come al solito, trattandosi di sabato sera. La gente girava per le strade, scherzava e rideva. Tutto sembrava normale. E pensare che mancavano poche ore all’arrivo di IRENE!! Torno a casa confuso perché non capisco. Leggo le notizie sul sito di Repubblica.it ed aggiornamenti e previsioni su New York sono sempre più tragici!! Ok – dico io- prepariamoci al peggio. Intanto tutti i mezzi pubblici si sono fermati, chi prima chi dopo, dal pomeriggio della vigilia dell’arrivo dell’uragano. Poi vengo a sapere da Rebecca che a N.Y. la metropolitana non si è mai fermata da quando esiste se non per un unico blackout elettrico. Quindi deduco che se chiudono la metro vuol dire che l’allarmismo è fondato e qualcosa di grosso sta per accadere!!!
Nel frattempo scende la notte e sale l’ansia per l’attesa di IRENE. Distrutto dal jet lag non resisto e mi addormento con la consapevolezza che sarei stato svegliato dai rumori di pioggia e vento. Andando in bagno un paio di volte durante la notte, noto dalla finestra che c’è molto vento. Ok – mi dico ancora una volta- il peggio deve ancora arrivare, l’uragano è un po’ in ritardo! A domani mattina, IRENE!!
Arriva la mattina e sento un normale rumore di pioggia e vento. Corro alla finestra pensando di vedere il disastro e invece tutto tranquillo. Allora penso che sia successo qualcosa. Siamo stati graziati!!! Evviva!!! Mi collego ancora una volta al sito Repubblica.it e leggo delle notizie drammatiche!! Che dire, mi trovo proprio nel luogo della notizia e non noto una così “esatta” corrispondenza con quello che leggo sul sito italiano, che seguo costantemente e che reputo essere un riferimento per molti Italiani. Purtroppo devo constatare che spesso le notizie che arrivano dagli USA e in particolare da NEW YORK sono AMPLIFICATE e “GONFIATE”, cercando i network di dare sempre una visione di eccezionalità per tutto quello che accade (di bello e di brutto) su questa parte di Pianeta. Un pizzico di delusione verso lo staff di Repubblica.it non la riesco trattenere. Probabilmente però loro stessi riportano notizie che qualche altro ha a sua volta hanno trasmesso loro. E pensare che nel sito c’era anche un link che invitava la gente che si trovava a N.Y. a mandare foto e filmati. Questo che sto scrivendo non è un articolo contro Repubblica.it, che seguo sempre con molta costanza e ammirazione, ma mi rendo sempre più conto dell’effetto che possono avere le notizie sulla gente. Non dico quante chiamate, sms ed email ho ricevuto dagli amici che chiedevano se fossi vivo o morto, sapendo che mi trovavo a New York.
Posso anche capire che le precauzioni non sono mai troppe e che per fortuna è andata bene così, e forse anche grazie a tutto questo allarmismo è stato possibile che la gente rimanesse chiusa in casa evitando così potenziali bilanci più pesanti nel conto dei danni successivi all’evento.
Ciò che ho trovato più insopportabile, però, rimane l’atteggiamento dei reporter (in questo caso Americani) che trasmettevano in diretta posizionandosi sotto la pioggia e il vento dell’uragano con aria di disperazione!!! Non mi piace questo modi di “violentare” i nostri animi e di giocare con le varie sensibilità delle persone.
Non mi sta bene sapere che se non si è in prima persona “dentro alla notizia” non si può avere un’informazione che sia totalmente corrispondente alla realtà.
Questa è la prima volta che mi trovo “dentro alla notizia” ed è stato importante perché mi ha fatto capire profondamente quanto sia sempre più difficile apprendere dalle fonti di informazione (o disinformazione) convenzionali una notizia senza la malizia di non credere a quello che vedo e sento, magari a scapito di qualche notizia vera.
Mi fa male sapere che non abbiamo gli strumenti per difenderci da questo rapporto tra giornalismo e pubblico finale, che è un rapporto sostanzialmente a senso unico, dove uno ascolta senza la possibilità di toccare con mano la notizia stessa.
Chiedo solo che ci sia più buon senso da parte del sistema d’informazioni, nell’essere il più realisti possibili e non dei “fantasisti”. Poi, sbagliare una previsione di un potenziale disastro di un uragano è umano!!!
È il solito dilemma: IL POTERE DELLA PAROLA O IL POTERE ALLA PAROLA?
Per dovere di cronaca posso fare un bilancio del passaggio dell’uragano IRENE a NEW YORK paragonandolo ad una BORA DI TRIESTE e un medio livello di ACQUA ALTA A VENEZIA (solo in alcune zone) messi assieme, quindi NO PANIC!!!!
A proposito, per questa sera è prenotata una cena al ristorante, “disobbedendo” quindi agli ordini del primo cittadino della Grande Mela, che ci invitava a stare a casa.
Concludo pensando e scrivendo che forse non è facile vagliare le notizie che arrivano dal mondo per ovvie ragioni, e mi appello alla responsabilità dei giornalisti professionisti nell’essere il più aderenti possibile alla realtà, pur sapendo che anche loro sono persone soggette a personalizzazioni derivanti dal proprio modo di essere (e mi viene mente un bellissimo film che si intitola “LA GIUSTA DISTANZA”, che penso possa spiegare benissimo il concetto che ho appena espresso).
E come si dice di solito: “Da NEW YORK per ora è tutto, continuate a seguirci sul nostro canale!!!”
Marco GOZZO
In fin dei conti, quindi, lo spettacolo di benvenuto che immaginavi non è stato all’altezza delle tue aspettative. Ma forse è stato meglio così! Sorvolando sul comportamento di alcune reti di informazione riguardo alla diffusione di notizie, però, bisogna ammettere che Irene un merito lo ha avuto: ci voleva un uragano per vedere, dopo tanto tempo, la tua firma da queste parti!
Grazie Marco per la testimonianza (identica a quella di mio fratello). Se ti interessa l’argomento, ti consiglio il bel libro “Flat earth news”di Nick Davies. Ciao!